Il Green Deal europeo è il primo atto della nuova Commissione UE ed è parte integrante di una strategia europea per attuare l’Agenda ONU 2030, dichiarando le sfide ambientali e climatiche come il compito che definisce la presente generazione. Esso pone la sostenibilità al centro della politica economica e rende l’Agenda 2030 fulcro della definizione delle politiche e degli interventi dell’UE
Negli ultimi anni si sta assistendo ad una riaffermazione dell’attenzione alle problematiche ambientali e climatiche in tutti i settori dell’economia, spinta anche da una maggiore consapevolezza della società. Da una visione catastrofista si sta passando sempre più al cogliere le opportunità che una trasformazione della società verso modelli più sostenibili può offrire. A riguardo, l’Unione Europea si candida ad avere un ruolo di leader globale. La nuova Presidente Eletta della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ha annunciato a dicembre 2019 quello che ha chiamato il Green Deal per l’Europa. L’idea è quella di definire una visione di crescita verde per tutti i settori economici europei, dall’energia alla mobilità, alla digitalizzazione, all’economia circolare, e naturalmente, al settore agricolo e dell’agroindustria.
Il Green Deal punta a far sì che la sostenibilità sia un elemento chiave in tutte le politiche europee, e disegnarle in maniera tale da creare le condizioni per facilitare la transizione verde, in maniera inclusiva, senza lasciare indietro nessuno. Nella fattispecie, sono diverse le strategie previste nel Green Deal che in qualche modo coinvolgono il settore agricolo. I Dottori Agronomi e Forestali, per la vicinanza con il territorio e gli attori della filiera agricola, potranno ricoprire un ruolo molto importante nel trasferire i principi del Green Deal ai diversi contesti locali, e fare in modo che anche il settore agricolo trasformi la transizione verso la sostenibilità in opportunità economiche. Affinché questo sia possibile, anche l’Ordine dovrà quindi di pari passo attuare una transizione verde.
Le più rilevanti iniziative per il settore agricolo e di interesse per i Dottori Agronomi e Forestali sono la strategia “From Farm to Fork”, dal produttore al consumatore, la strategia sulla biodiversità, sull’economia circolare, sulle emissioni di gas ad effetto serra, compreso il metano di origine agricola, la strategia europea sulle foreste e quella di adattamento ai cambiamenti climatici. Tutte includono principi, priorità ed obiettivi che riguardano l’agricoltura che, come facile immaginare, è il settore economico in cui confluiscono e si intrecciano diversi ambiti.
La strategia "Dal produttore al consumatore, per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente” vuole affrontare in modo globale le sfide poste dal conseguimento di sistemi alimentari sostenibili, riconoscendo i legami inscindibili tra persone sane, società sane e un pianeta sano”. I prodotti alimentari europei, già uno standard a livello globale, dovrebbero ora diventarlo anche in materia di sostenibilità e in un approccio di filiera. La strategia prevede alcuni obiettivi che avranno ripercussioni dirette sulla gestione delle aziende. La Commissione intraprenderà azioni legislative volte a ridurre ulteriormente, entro il 2030, l'uso e il rischio complessivo dei pesticidi chimici del 50 % e l'uso dei pesticidi più pericolosi del 50 %. Più dettagli sono contenuti nel documento pubblicato dalla Commissione. I Dottori agronomi e forestali potranno supportare la preparazione di strategie alternative e mantenere i redditi degli agricoltori, rafforzando il lavoro in materia di difesa integrata, la rotazione delle colture, il diserbo meccanico, l’uso di composti bioattivi e metodi alternativi di lotta, elementi tutti esplicitamente nominati nella strategia.
Nel Green Deal si parla anche di agricoltura biologica. Il mercato degli alimenti biologici è destinato a continuare a crescere in Europa e la strategia si propone di promuoverla ulteriormente: “ha effetti positivi sulla biodiversità, crea posti di lavoro e attrae giovani agricoltori, e i consumatori ne riconoscono il valore”. La Commissione presenterà un piano d'azione per aiutare gli Stati membri a stimolare la domanda e l'offerta di prodotti biologici, per garantire la fiducia dei consumatori, e promuovere la domanda mediante campagne promozionali e appalti pubblici verdi. L’obiettivo finale è quello di raggiungere almeno il 25 % della superficie agricola dell'UE investita a agricoltura biologica entro il 2030 e un aumento significativo dell'acquacoltura biologica.
Altro ambito di lavoro sarà quello dei nutrienti (azoto e fosforo, in particolare). Al fine di ridurre i danni da eccessivo uso, la Commissione intende intervenire per ridurre le perdite di nutrienti per almeno il 50%, ma garantendo nel contempo che non si verifichi un deterioramento della fertilità dei suoli. Si prevede che ciò porterà a una riduzione dell'uso dei fertilizzanti di almeno il 20 % entro il 2030. Normative che lavorano in questa direzione esistono già e sono ben note ai professionisti del settore, ci sarà comunque la necessità di rafforzare l’applicazione di tecniche di fertilizzazione di precisione e dei piani di fertilizzazione a livello aziendale, concentrandosi soprattutto nei settori critici dell'allevamento intensivo del bestiame e della trasformazione dei rifiuti organici in fertilizzanti rinnovabili.
Sono diversi gli stimoli nelle diverse strategie che infatti interesseranno il settore degli allevamenti, e riguarderanno il benessere animale, la riduzione dell’uso di antibiotici per gli animali di allevamento e per l’acquacoltura, la riduzione delle emissioni di metano, ammoniaca e protossido di azoto. Come parte del Green Deal, la Commissione ha reso legislativa la neutralità climatica al 2050 e aumentato l’obiettivo di riduzione delle emissioni al 55% per il 2030, rispetto al 1990. Tutti i settori dovranno contribuire allo sforzo di decarbonizzazione dell’economia europea. Nonostante siano ampiamente riconosciute le maggiori difficoltà nel ridurre le emissioni senza impattare significativamente sul settore, anche l’agricoltura dovrà contribuire alla riduzione delle emissioni, di cui la principale fonte è rappresentata, appunto, dal settore animale. Gli agricoltori e gli allevatori avranno quindi la necessità di essere supportati nella definizione di piani di riduzione delle emissioni che siano adattati alle esigenze specifiche delle singole aziende. Sarà necessario definire caso per caso le principali fonti di emissioni e consigliare le tecnologie e le pratiche più efficaci, senza danneggiare livelli produttivi e redditi aziendali. Alcuni spunti arrivano dalla strategia “From Farm to Fork”, con cui la Commissione “agevolerà l'immissione sul mercato di additivi per mangimi sostenibili e innovativi e valuterà la possibilità di introdurre norme dell'UE volte a ridurre la dipendenza da materie prime per mangimi ritenute critiche (ad esempio soia coltivata su terreni disboscati) promuovendo le proteine vegetali coltivate nell'UE e materie prime per mangimi alternative quali gli insetti, le materie prime marine (ad esempio le alghe) e i sottoprodotti della bioeconomia (ad esempio gli scarti del pesce)”. Nel supportare il settore nel ridurre il proprio impatto ambientale, i tecnici dovranno avere anche la capacità di collegare la riduzione delle emissioni e dell’impatto ambientale con le possibili opportunità legate allo sviluppo della bioeconomia. La produzione di biogas e di biometano da scarti, ad esempio, è vista dalla Commissione come una tecnologia win-win nella riduzione dell’impatto ambientale, producendo energia e fertilizzante rinnovabili e diversificazione del reddito aziendale.
La neutralità climatica al 2050 sarà possibile solo se la rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera aumenterà significativamente, processo che solo il settore agricolo e forestale potranno realizzare. Attualmente i terreni arabili europei hanno un basso livello di sostanza organica e sono degli emettitori netti di CO2. Buona parte dei suoli agricoli europei ha quindi un rilevante potenziale di stoccaggio del carbonio, attraverso l’implementazione di pratiche volte a proteggere e aumentare il contenuto di sostanza organica dei suoli arabili e proteggere la sostanza organica di prati e pascoli permanenti. La struttura delle aziende agricole, il contesto produttivo, oltre al clima locale influenzano in modo consistente le decisioni e i risultati in questo ambito. Essendo l’agricoltura italiana estremante differenziata, anche in questo caso gli agricoltori avranno il bisogno di supporto nel definire le rotazioni più efficaci e le migliori pratiche di gestione agronomica del suolo.
Il contributo più grande all’aumento delle rimozioni di carbonio dall’atmosfera sarà in ogni caso assicurato dalle foreste. La Commissione porrà molta importanza al settore forestale, sia nella strategia per la biodiversità, che in una specifica nuova strategia sulle foreste, viste come elementi del paesaggio, multifunzionali, capaci di assicurare diversi servizi ecosistemici e di sostenere al tempo stesso le economie locali. L’attenzione sarà sulla promozione di pratiche di gestione sostenibile al fine di massimizzare il sequestro della CO2 e ridurre i rischi di incendi, e al tempo stesso assicurare il ruolo delle foreste nella protezione della biodiversità. La nuova strategia europea sulle foreste si focalizza anche sull’importanza di sviluppare nuove competenze capaci di pianificare le scelte di gestione così da aumentare la resilienza delle foreste ai cambiamenti climatici, i quali stanno già rendendo questi ecosistemi più vulnerabili alle malattie e agli attacchi di insetti. Naturalmente si parla anche di nuove foreste, anche in terreni agricoli. La strategia sulla biodiversità propone di piantare 3 miliardi di alberi al 2030. Si dovrà rafforzare il ruolo dei tecnici nella pianificazione dei programmi di riforestazione integrati con il territorio e che tengano conto, nella scelta delle specie, degli sviluppi climatici futuri sulla base di analisi scientifiche. Inoltre, il tecnico potrà avere un ruolo nel facilitare l’utilizzo di finanziamenti previsti dalle nuove politiche “green” riguardo il miglioramento del monitoraggio e di sistemi innovativi di pagamenti dei servizi ecosistemi.
A riguardo, la Commissione sta valutando la possibilità di definire meccanismi di incentivazione per agricoltori e forestali collegati alla quantità di CO2 immagazzinata o protetta, nel suolo e nella biomassa. Eventuali crediti di carbonio potranno essere venduti su mercati volontari di carattere privato, o finanziati da fondi pubblici. Alcuni esempi di mercati volontari sono già esistenti e in sviluppo. Tutti prevedono la costruzione di un intero sistema di “governance” per la gestione, il monitoraggio, la verifica e lo scambio dei crediti di carbonio, con una serie di nuove figure professionali che potranno essere appunto rappresentati dai Dottori Agronomi e Forestali.
Una strategia alquanto trasversale per il settore agricolo e forestale sarà la nuova strategia europea per l’adattamento ai cambiamenti climatici. L’obiettivo specifico per i settori dell’uso del suolo sarà quello di aumentarne la propria resilienza agli stress climatici. A parte i più evidenti danni da eventi estremi, il cambiamento di trend di temperature e piovosità può non essere oggi del tutto evidente. Un buon aiuto agli agricoltori verrà dallo sviluppo di strumenti di supporto alle decisioni, anche grazie alla digitalizzazione del settore, che dovrà quindi vedere i tecnici nel territorio aggiornati sulle nuove possibilità che essa potrà fornire.
È chiaro che la transizione deve essere sostenuta da una PAC incentrata sul Green Deal, principale strumento di supporto per l’agricoltura europea. La nuova PAC che la Commissione ha proposto nel giugno 2018, mira ad aiutare gli agricoltori a migliorare le loro prestazioni ambientali e climatiche attraverso un modello maggiormente orientato ai risultati, un miglioramento delle norme ambientali obbligatorie, nuove misure volontarie e una maggiore attenzione agli investimenti nelle tecnologie e nelle pratiche verdi e digitali. I nuovi "regimi ecologici" offriranno un importante flusso di finanziamenti per promuovere le pratiche sostenibili e la Commissione ne sosterrà l'introduzione con una dotazione minima separata. Agronomi e Forestali, già ricoprono un ruolo importante di interfaccia per gli agricoltori, ma dovranno adesso rafforzare la componente ambientale se si vorrà usufruire al massimo delle opportunità della nuova PAC.
La transizione verde proposta del Green Deal come nuovo modello di crescita per l’economia europea riguarderà dunque anche il settore agricolo, il quale la potrà utilizzare come opportunità di modernizzazione e di creazione di valore aggiunto. Oltre alla necessità di definire strategie specifiche per territori e singoli sistemi agricoli su agricoltura biologica, gestione dei nutrienti, uso di pesticidi e antibiotici, riduzione delle emissioni di gas serra e di ammoniaca, aumento della sostanza organica nel suolo e nella biomassa, i Dottori agronomi avranno la possibilità di aiutare gli agricoltori e forestali nella differenziazione del loro reddito, facendosi portavoce di nuove tecnologie e investimenti per la bioeconomia in senso lato, e di nuovi modelli di business basati sul pagamento di servizi ecosistemici. In Green Deal è riqualifica e ampliamento dell’importanza dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali. Per coglierne al meglio le opportunità future però, dovrà anch’esso essere ridefinito e rafforzare di pari passo le competenze necessarie, soprattutto in ambito ambientale.
Nicola di Virgilio è Esperto nazionale distaccato del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istituto per la Bioeconomia) presso il Direttorato Generale Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione Europea