All’intersezione di molti saperi occorre una riflessione sull’incedere professionale per mettere in comune l’originalità delle azioni di ciascuno, favorire gli scambi culturali e gettare un ponte verso la costruzione di un contributo politico alla crescita e al trasferimento delle conoscenze
Quando nel giugno 2011 pubblicammo il primo numero di Intersezioni spiegammo la scelta del nome della testata come intersezione tra i saperi frutto di una grande varietà di percorsi didattici. L'intento era quello di contribuire a una comune cultura professionale e divulgare le conoscenze scientifiche e tecnologiche nei campi di riferimento dell'attività professionale.
Questi obiettivi iniziali non sono cambiati ma oggi, con la ripresa delle pubblicazioni anche in forma rinnovata, acquista il nuovo significato di voce specialistica e tecnica in una situazione generale nella quale sono in molti a detenere gli strumenti della divulgazione e soprattutto in un contesto nel quale si giocano alcune delle sfide più importanti per la società umana.
Una testata di settore, peraltro amplissimo come quello dominato dalle competenze dei dottori agronomi e dei dottori forestali, rappresenta una doverosa riflessione, anche storica, sull'evoluzione dei domini della conoscenza. Ci aiuta a ricordare che ogni laboriosità deve accompagnare la propria azione – qualunque essa sia – con la riflessione e l’organizzazione della propria memoria, certo ordinandola su più livelli – dal tecnico-scientifico al divulgativo – ma pur sempre volti a costruire quella che nel settore industriale è la corporate heritage, eredità d’impresa. Qualcuno la riconduce nell’alveo dell’identità, ma vorremmo superare questo concetto per lo più divisivo. Se da un lato questa è singolare, come singolare è ogni attività professionale originale, dall’altro l’insieme delle originalità contribuisce a delineare il quadro più ampio dell’evoluzione tecnico-scientifica da porre alla base dell’esercizio di un ruolo attivo – e quindi aperto – nella sfida della costruzione della conoscenza comune.
Così la conoscenza, messa in comune, diventa occasione di scambio culturale interno e con altre professioni, molte delle quali originano da comuni fondamenti anche se sono finalizzate specialisticamente ad altri campi operativi.
La responsabilità è grande in un momento in cui, di fronte alla pervasività dell'informazione on-line, è difficile discernere tra chi è autorevole e chi diffonde pseudoscienza. Tanto più se si pensa al ruolo cruciale del trasferimento delle conoscenze dalle scienze di base e applicate al mondo economico-produttivo.
Una decina di anni fa, alla fondazione, pensavamo a un'avventura (Fabbri M. L’inizio di un’avventura, Intersezioni, 1, 2011); oggi, senza abbandonare lo spirito di intraprendenza – quindi consapevoli dei rischi –, l’idea va portata a un livello di maggiore impegno tecnico nella redazione di un prodotto editoriale di qualità. Prodotto che potrebbe essere in grado di affermarsi anche come un contributo politico nella gestione di ciò che afferisce la sfera delle conoscenze dei dottori agronomi e dei dottori forestali.
Marco Fabbri è Dottore Agronomo, già Direttore responsabile di Intersezioni